mercoledì 11 gennaio 2012

La puzza sotto al vaso

Che tristezza. Archiviato il Natale, fuggito da Lecce Gesù Bambino (trovato a Las Vegas dalla Fox, il bimbo – ora affiliato ad una baby gang nordafricana - ha chiarito che era stufo di sentirsi chiedere chi fosse il suo vero padre), sparite le ragazze dai tg e dal consiglio dei ministri, il 2012 cammina pesante pestandoci i piedi. No money, no job, no smile.

Nessuna consolazione neppure dall’annuncio della messa a punto di un nuovo, straordinario diserbante. E poi, che speranze possiamo avere noi, quelli del lavoro dipendente, della seconda casetta con mutuo, della colf due giorni a settimana, sedotti dalla Panda a metano ma abbandonati, adieu!, dalla politica?? Come se la drasticità della risposta non bastasse, di che umore in particolare posso essere io, se - mentre leggo giornali da depressione leopardiana - mi imbatto in questo tizio..?

Dite che se ne sta a Disneyland abbracciato a una comparsa del giardino di Minnie? Che in visita agli Studios posa per foto ricordo nel set di Avatar? Che quella è sua figlia Fiona (3 anni) vestita per la recita all’asilo? Ingenui. Gallinacci. Gonzi. Per forza vi lasciate sempre convincere a cambiare i tergicristalli nelle aree di servizio della A14. Vedete il mondo con le lenti rosa. Male! Quello che avete davanti è un super tecnico – tra i migliori nel suo campo – esperto in innesti e sperimentazioni vegetali. Dopo il fallimento di tutti i ricercatori delle multinazionali, è stato chiamato lui – per chiara fama – a trovare soluzione alla misteriosa dispersione di liquidi che sta facendo secchi ettari di frutteti australiani. Lo cogliamo inebetito di soddisfazione perché a Sidney, a migliaia di miglia dal suo habitat naturale, ha fatto crescere a dismisura il mostro che vedete. Una roba che manco i fratelli Grimm nel più stregato dei boschi stregati… E altri mostri verranno.

Non voglio risparmiarvi nulla: quella specie di faccione di adolescente brufoloso si chiama Rafflesia arnoldii. E’ la pianta (parassita, manco a dirlo) che vanta la corolla più grande del mondo. Mette lì tutte le sue energie, evidente. Perché non ha foglie, né stami e neppure uno stelo. In compenso puzza convintamente, tipo carne marcia dicono i sopravvissuti. Ma nel buco che ha al centro possono ristagnare litri e litri di acqua piovana: forse l’auspicata soluzione alla crisi australiana. Certo che i tecnici ne sanno una più del diavolo a ogni latitudine. Però io ora temo il contagio. Questa Rafflesia infatti se ne starebbe quieta quieta nelle foreste pluviali dell’Indonesia e tutto sommato potremmo anche sopportarne l’esistenza remotata, se non fosse per l’uzzolo di certi eccentrici. E adesso? Crisi per crisi, magari la rifilano a mo’ di soluzione anche a noi europei... capaci di sostenere che diventeremmo ricchi sintetizzando la puzza e vendendola come gadget ai mattacchioni.

Oppure che piantando Rafflesie nelle discariche illegali potremmo dissuadere i mafiosi allergopatici. Ma la vorreste voi qualche rafflesia a Villa Borghese? O nei giardinetti dietro la scuola di vostro figlio? E se nel flaconcino di violetta, ritrovaste piuttosto il fetore rafflesiano? Dubito che in simbiosi con la piantaccia vi mostrereste serafici come il super tecnico. Ma non sente il tanfo? Sorride pure! E magari ci vorrebbe ilari allo stesso modo.. Almeno Monti non sorride affatto quando parla della Tobin tax. O delle accise sulla benzina. Anzi, si incupisce un attimo se gli accennano dell’Iva al 23 per cento. Ecco cosa fa la differenza tra tecnico e tecnico. Diffidiamo di quelli che alzano gli angoli della bocca. Pensano senz’altro a come sistemare la Rafflesia. Oppure noi.