lunedì 23 maggio 2011

Monstera deliciosa

Sarà perché a casa sua la sterminano assieme al resto della foresta amazzonica che la Monstera deliciosa ha deciso di installarsi a casa vostra. Praticamente è una rifugiata politica, un’icona della sopraffazione delle multinazionali, un reperto caro alle ultime tribù indios e dunque attenti a come la guardate.

Ve l’hanno portata per l’anniversario di matrimonio, ecco l’errore di avere amici senza fantasia, si sa che una pianta va sempre bene. Posto che non li inviterete mai più anche perché nel frattempo vi siete separati, la pianta sta lì a ricordarvi i plurimi errori del passato. E pur accudita il minimo sta benissimo, forse perché la missione non le dispiace o semplicemente in quanto, come hanno sottolineato nello spingervela in salotto dentro un capitello corinzio, “è molto resistente, veramente tanto”.

Ne diffidate. La Monstera deliciosa – già la sottile paraculaggine del nome (o l’uno o l’altro eh? si può definire che so, una Binetti deliziosa?) - è coriacea e tenace e, altra prerogativa inquietante, cresce come solo una pianta ancestrale può crescere. La Monstera occupa ormai un terzo della cubatura del bilocale. Fate fatica a entrare con la spesa. La pianta ha doppiato la larghezza dell’ingresso e come un veliero in bottiglia non ha più uscita. Impossibile regalarla al portiere (idea salvifica ma tardiva). E’ anche cespugliosa e intricata. Toglie luce, fa paura: sospettate che abbia intimorito la Mariangela, che era venuta a cena ma non ha mai più risposto al cellulare. E’ un’invadenza possessiva quella delle foglione frastagliate, marziane e scure. La pianta vuole l’esclusiva. Presto non vi lascerà più muovere, reclamando un amplesso botanico.

Ecco un caso di legittima difesa, in cui abbandonare ogni scrupolo.

Prima botta con la Coca (Cola), metodo collaudato, larga percentuale di successo. Data la stazza della Deliciosa, necessarie almeno tre bottiglie da un litro e mezzo. Attendere le ombre della sera, agitare prima dell’uso e stappare, riversando nel terriccio le spume venefiche. Per una figlia della foresta Equadoriana la fine può essere lenta. Tenete la pianta sotto stretta osservazione e se dopo un paio di giorni ha ancora le foglie di quel verdone vivido, approfittate del momento storico e lasciate accesa la tv. Su qualche rete passa certamente il monologo berlusconiano o la Moratti ingastrita pre-ballottaggio. Gli espettorati elettorali travolgeranno la Monstera, companera e campesina, estremista di natura. Impallidirà, si torcerà , afflosciandosi infine sopraffatta dalle minacce dell’ecopass.

Riciclate il cadavere. Foglie nella differenziata, capitello base TV, tronco e rami della defunta ad alimentare un autunno di seduzione davanti al caminetto. Raggiunta dall’eco della fine, la Mariangela vedrete che torna.