martedì 12 luglio 2011

La Medinilla, splendida pianta da fiore

Sono decisamente in ritardo rispetto alla mia media-blog, ma capirete che ho preferito tacere un po’ per tener calmi i mercati. Quello di Amsterdam primo tra tutti. Le turbolenze legate ai prezzi dei bulbi non hanno però moderato il loro impeto quanto era logico aspettarsi, e devo ammettere che oggi persistono
sulla piazza affari decisamente poco trasparenti. D’obbligo puntare allora il dito contro le vendite allo scoperto, che in questo periodo dell’anno significano serio pericolo per la salute dei tanti avventati che investono in piante e fiori. Oltre al pesante rischio di un’insolazione - con conseguenti impennate dei costi sociali, sanitari in primis -, trascorrere ore tra i vialetti di un vivaio impossibilitati al costume e senza avere in testa almeno una paglietta corleonese, procura cento per cento la famigerata e invalidante abbronzatura del giardiniere. Durante le vendite allo scoperto infatti, il sole crea un’area Schengen nel giro coscia e nel braccio, una divisione razzista tra carne bianca e nera, un gap ombra/luce poi difficilissimo da colmare, anche a mercati chiusi. Uniti dunque per bloccare un meccanismo infame che già ha fatto vittime. Chi non ricorda lo sfortunato commercialista di Melendugno che per poter alleggerire la dichiarazione di un caro cliente volle scegliere personalmente in un pomeriggio di luglio centottanta piante ornamentali? Dichiarati spese di rappresentanza, come da soffiata uscita dalla Procura, i viburni piazzati qua e là per casa avevano in realtà ruolo di cripta-cimici, per cogliere sul fatto la moglie del cliente, storia di corna col socio in affari. Il commercialista morì ustionato mentre visionava la verzura, ma si era poi proceduto comunque all’acquisto grazie a un legato testamentario. Confermandosi l’assunto che le piante in casa sono indifendibili carogne, la tresca fu documentata da intercettazioni ritenute legali e usata in tribunale per ritorsioni ad ampio raggio. Il caso è cold, ma la guardia non va abbassata. Le cimici poi fanno schifo e se le schiacciate si sa che puzzano.
Se la speculazione deve essere fermata e il debito ridotto, urge stop alle spese: basta ipad, schede telefoniche multiple, magnum di pop corn al cinema (ma non vi viene una sete bestiale?), statue di padre Pio in giardino. Ma basta soprattutto con le piante. Siamo già al verde, insistiamo? E non volendo lasciare il cerino nelle mani del prossimo blogger, aggiungo: adesso.
Quindi tuona la mia indignazione mentre hic et nunc denuncio l’esemplare e feroce caso della medinilla magnifica. Qui i fondi agricoli avevano fatta incetta tra circa 400 specie e siccome nel loro campo non sono degli sprovveduti, avevano puntato sui mercati emergenti pompando al massimo un’orientale, una filippina bella tra le belle, botanicamente M A G N I F I C A. In latino, eh? Che anche in Vaticano con gli investimenti non si scherza.

La Medinilla, splendida pianta da fiore, fusto spesso a sezione quadra (aiuta la quadratura di bilancio), foglie verde scuro che secondo gli analisti avrebbero potuto raggiungere un target fino a trenta centimetri, è stato il cavallo di Troia (scusino eventuali ministre in lettura) ideale per il gioco al rialzo. In poco tempo la Magnifica, le cui difficoltà di moltiplicazione erano notissime agli esperti, ha visto impennarsi il suo valore. Giardinieri di tutto il mondo e non solo, hanno fatto incetta di terriccio universale – l’unico che ne garantiva la proliferazione - per assicurarsi mano libera e su larga scala. La Medinilla quotava così sui mercati internazionali anche diecimila dollari al barile (le avevano messe in vendita proprio così, a barili, per trovare riscontro anche sul versante arabo) e il toro era scatenato.
Abbiamo dunque visto quei fiori circondati da brattee rosa chiaro nei luoghi più chic della terra. Briatore ha riempito la camera da letto armatoriale, Angiolina Jolie ha inghirlandato i figli, Lapo Elkann ne ha annusato i petali allo sfinimento. Fino all’ultimo raggio di mondanità: il bouquet della Titti, una biondina ora Brunetta, solo appena imbarazzata nel tradizionale lancio del trofeo matrimoniale: aveva nell’entusiasmo tenuto il barile. Nessun ferito.

Ma ecco, a poche ore dal sì, scoppia la bolla della Magnifica. In realtà già da tempo si sospettava che, al di là dei fondi, la vera incetta del terriccio universale l’avesse fatta molto prima un misterioso qualcun altro. Ma ora, d’un tratto, l’indisponibilità del vitale materiale, mal difeso dalle pur importanti iniezioni delle bancarelle centrali, è venuta a galla mentre la medinilla rapidamente smetteva di moltiplicarsi. I fondi, che non si erano persi nemmeno un numero di News of the World, hanno venduto massicciamente. Della Magnifica, dalla quale persino il Vaticano pare aver preso le distanze indicando nel Magnificat il suo solo interesse (subito incazzati i sostenitori dello Stabat mater), rimane qualche foto. I barili sono vuoti e anche le borse (c’è sempre qualcuno che imberta una pianta nella shopping). Le quotazioni stanno a zero.

La speculazione internazionale, che ha venduto allo scoperto a quei pirla che giravano senza cappello, se la gode. Il bouquet della Titti, finito ad un’amica endocrinologa che nell’acchiapparlo aveva pianto, è secco e incolore.
Panico diffuso mentre la Procura indaga sulla liceità di uomini e azioni. Per ora i responsabili della scomparsa di milioni di metri cubi di terriccio universale non hanno un nome. Silenzio da Bruxelles, silenzio da Avetrana. Perquisita una casa dove a Tremonti sarebbe piaciuto abitare ma il proprietario aveva detto col cazzo che te la presto.

Unica speranza, un testimone sardo: Gianninu Lu Puddu, muratore e difensore del dialetto, abitante alla Maddalena. Ai magistrati suggerisce: ‘Chircate in su isula’. Traduzione: cercate nell’isola.
Poi aggiunge: ‘Gi ottu! Gi ottu!‘
Acc..la traduzione è scritta così in piccolo…