lunedì 17 ottobre 2011

il Notocactus è il vero padrone di Porto Miggiano

Voglio dire la mia su una questione ambientale casareccia. Non solo perché d’estate faccio parte di un consolidato gruppo di bagnanti-natanti definiti spietatamente ‘i forzati di Porto Miggiano’ ma anche e soprattutto perché qui si parla di ambiente e, ovvia conseguenza, di vegetazione.
A me Porto Miggiano, naturalmente così pelato, raso e terragno, seduttivo con quella bella torre fallica che certo ha ispirato il Poeta (quale? su due piedi non ricordo, ma uno che ha buttato giù qualche verso bucolico tipo ‘Porto Miggiano senza tramvia/porti lontano l’anima mia’ lo si trova) pare in serio pericolo. Quella lottizzazione, con le piscine smisuratamente abbondanti e per contro con profondità secca-del-mar-morto, la musica dozzinale, il baretto aperitivoso (‘sprizzino’ o ‘fusion’ ?), gli smutandati ostentativi obbligato corredo del luminosamente volgare, nulla sono a confronto dei rischi inoculati dal diffondersi in loco di una cactacea un tempo confinata (per ottimi motivi) alle praterie del sudamerica: il Notocactus.

Ahi me lasso!(sempre il Poeta) il Notocactus è ormai padrone a Porto Miggiano e dintorni. Coi suoi fiori giallo stizza, grandi e centrali, è stato messo in vaso da alcuni ignoti scellerati e ora lo ritroviamo ornamento di vasche idromassaggio, bordura di sentieri lastricati, perimetro di zone ristorante, pungente benvenuto al cancello di orride villette a schiera. Le sue spine si conficcano ovunque. Prima vittima Black: cane da tartufo fuori sede, ha messo il naso nel tubero sbagliato. A terra molti pneumatici di altri ignari turisti. In ospedale a Tricase padrona di agriturismo che raccoglieva erbe presidio slowfood. Esploso il palloncino di Trifone (tre anni) venuto da Alessano con gli zii. Perso l’occhio di un guardone nascostosi proprio dietro due vasi di ‘Scopa’ per la solita sbirciatina. Ci sono anche sospetti che il Notocactus, col suo peso, l’inverno scorso abbia concorso al crollo della scogliera: un chiaro caso di complicità con la speculazione. Cos’altro ancora deve succedere?

Indigniamoci! C’era una scogliera metafisica e millenaria. Un golfetto turchese e selvaggio. Un luogo fiabesco che, resistente per natura all’infestazione vegetale, tollerava giusto qualche fico d’India di quinta-sesta generazione (ben integrato, regolarizzato, ante Bossi-Fini). E tu che fai? Già mi ci infili le piscinazze – si vede che il mare ti fa schifo ma allora perché ci vieni, stai a Lecce che sei al sicuro -, mi costruisci alle spalle un bel Lego di seconde-terze casette, e non pago – come brufoli sul mento di un adolescente –mi spargi ovunque il Notocactus? Tutta colpa delle banche e di un influente manipolo di maniaci sessuali cleptomani (curiamoli). Le prime hanno finanziato acquisto e invaso devolvendo un profluvio di liquidi (chi l’ha detto che le piante grasse non ne hanno bisogno??) a imprenditori (s)pregiudicati, gli altri hanno scelto fior da fiore, indicando nel Notocactus SCOPA e in particolare nella sua sottospecie RUBERRIMUS, le piante da imporre sul territorio.

Una vicenda davvero spinosa e hai voglia a metterci una pezza. Allora sfiliamo, protestiamo, firmiamo petizioni contro il Notocactus e i suoi sponsors. Eppure si sapeva, bastava leggere un qualunque atlante di botanica per scoprire che il Notocactus è stato inserito nel genere ‘Parodia’..insomma non sappiamo essere seri neppure in fatto di piante.
Manifestiamo, ripeto. Giornata mondiale degli Indignati di Porto Miggiano presto, prestissimo. Anzi, ieri l’altro. E tu Black, la prossima volta resti a cuccia.